luglio 23, 2016

E l’Arte fu

a cura di Tommaso Trini, 1993

Chi può dire che non sia stata la Natura stessa a proporre un’estetica catalitica? Cracking Art si pone come il primo movimento di artisti che plasmano il più antico dei cicli terrestri, la vita organica, con la certezza di farsi assecondare dalla più moderna delle sue gemme sintetiche, la plastica. Lo si direbbe un versetto aggiunto alla genesi, se non fosse coniugato al futuro. Il gruppo di Cracking Art ha il merito di rendere biblico il futuro dopo avere resa la genesi contemporanea a noi. Adesso capisco perché il loro manifesto evita l’articolo davanti al nome: la Cracking Art sarebbe indice di una corrente artistica, di un’ennesima tendenza; come logo, invece, Cracking Art è un’azione, magari un gesto di imperio del tipo “e la luce fu”: e l’arte fu.

Al di là della geologia e della storia (come dire, la madre terra e le fatiche umane, l’ordine strutturale e il libero arbitrio esistenziale), Cracking Art esplora i loro reciproci scambi materiologici per ricavarne anche, fra l’altro, un’idea diversa di forma, una nuova forma. Come movimento, sta già contribuendo all’evoluzione linguistica, io credo. Sicché non mi attarderei a considerare se, dopo la “ricostruzione dell’universo” pretesa dal futurismo, gli artisti “Cracking” non stiano per caso riattandola nel senso di una “rigenerazione dell’universo”. Se così fosse, ben venga; ne abbiamo un dannato bisogno. No, conviene piuttosto osservare come essi manipolano l’annosa dialettica tra il naturale e l’artificiale, tra le cose e i nomi. E affascinante come navigano su tale precipizio con le loro navicelle di plastica. Mi piace nuotare in quel tema, in quel gorgo. TOMMASO TRINI